sabato 17 ottobre 2009

"Oggi Cario al Premio Alvaro" di Vittorio Pontieri



"Il falernese Armido Cario autore, insieme ad Armando Orlando, del libro “La Calabria del Settecento”, parteciperà oggi al Premio nazionale “Corrado Alvaro” giunto, quest’anno, alla IX edizione e promosso dall’omonima fondazione con sede a San Luca.
Il volume, pubblicato nel 2007 da Calabria Letteraria Editrice, costola culturale del gruppo Rubbettino, ha dato il la ad un costruttivo dibattito culturale sui fenomeni dello spopolamento e dell’emigrazione, che feriscono, da secoli, la nostra regione.
Armido Cario è uno scrittore esordiente che muovendosi dalla sua Falerna è da sempre attivo sulla stampa locale con pagine di storia calabrese e nazionale, fra tutte La scuola calabrese dall'Unità nazionale al secondo dopoguerra e La giustizia in Italia, è anche autore di pubblicazioni scientifiche nel campo del diritto comunitario, di cui è cultore presso l’Unical.
Armando Orlando è di San Mango e pure conoscitore delle cose falernesi, oltre ad aver collaborato con quotidiani e periodici in Italia ed all’estero, è autore del saggio di storia locale San Mango d’Aquino. La storia e di opere di enorme diffusione ed interesse, come La Calabria intorno al Mille, Storia di una terra del Sud, San Francesco di Paola, Castiglione e Falerna, editi con successo da Rubbettino.
I contenuti del libro sono magistralmente tracciati dagli stessi autori. «Il Settecento assume, sotto molteplici sfaccettature, il ruolo di secolo spartiacque, non solo per i progressi tecnologici, quanto per l’intero movimento culturale europeo. È un “mondo aperto” a tutte le sollecitazioni e le tensioni di una vita sociale, che precipita verso la Rivoluzione francese.
Abbiamo proiettato la Calabria in un’ottica di sistema, considerandola parte di un tutto, al fine di rivelare le cause storiche, che determinarono il contesto sociale e gli stili di vita dei calabresi».
Un libro di portata divulgativa, eppure fondato su solide basi scientifiche, in cui il racconto storico tracciato dai due storici del lametino, s’intreccia alla concretezza del vivere quotidiano: al centro vi sono, infatti, «l’umanità e l’umanesimo calabrese», sintomo ed espressione di un territorio dove geografia e storia impediscono rivoluzioni e mutamenti.
Il Settecento fu il secolo dei visitatori stranieri, che rivelarono le contraddizioni, i ritardi economici ed infrastrutturali delle nostre province, già prima dell’apocalittico sisma del 1783.
La Calabria fu, in positivo, un «laboratorio politico» per il riformismo borbonico, sebbene il secolo si chiuda nel sangue, con la fine della Repubblica partenopea. Un finale tragico e violento, preludio di un secolo, l’Ottocento, foriero di idee e uomini nuovi, destinato a compiersi nel Risorgimento e nell’Unità d’Italia".


(fonte: Calabria Ora del 15 ottobre 2009, pag. 32)

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