«È partita da Cleto, in occasione della serata di chiusura di Cletarte 2008, la proposta per la creazione di un di un Centro Studi sul fenomeno dello spopolamento dei paesi calabresi. A lanciarla lo storico Francesco Volpe, ed immediatamente accolta dai relatori intervenuti, Armando Orlando, Armido Cario, Franco Pedatella e dal presidente dell’Associazione Cletarte, Gaetano Cuglietta. La proposta, scaturita al termine dell’incontro sul tema “Emigrazione e spopolamento dei piccoli centri storici” è stata rivolta ufficialmente al professore Vito Teti quale attento analizzatore della realtà calabrese, riportata anche nel suo libro “Il senso dei luoghi”. Partendo dalle ricerche storiche, Armando Orlando è risalito all’alba del 12 ottobre 1492 quando, «fra i 26 uomini della Pinta di Cristoforo Colombo, c’era, un marinaio di nome Antòn Calabrès, originario di Amantea o di paese vicino. Calabrès rappresenta il primo vero emigrato calabrese nel nuovo continente. Da allora l’emigrazione non si è più fermata, e persino nella Costantinopoli occupata dai Turchi cominciò a popolarsi un quartiere di fuggiaschi che sarà denominato “Calabria Nuova”». Secondo Armido Cario «lo spopolamento è figlio di un disagio ed alimento delle dinamiche migratorie. Deve essere dunque rapportato a dinamiche di sistema, soprattutto politiche: in una prospettiva olistica, i piccoli comuni vanno considerati come parte di un tutto. Un'indagine seria presuppone, perciò, lo studio di tutte le variabili concorrenti. La tendenza è di confondere il problema con la causa: si imputa al problema della ridotta dimensione demografica della stragrande maggioranza dei Comuni, l'origine delle inefficienze, degli sprechi e, talvolta, dei costi della politica. Tuttavia, per cambiare bisogna avere idee e per realizzare le idee non servono solo soldi ma occorrono uomini». Da qui l’idea del “ritorno” e della proposta a Vito Teti. «Metteremo il massimo impegno per rendere concreta la proposta per la creazione di un centro studi sul fenomeno dello spopolamento dei paesi calabresi qui a Cleto- ha detto Gaetano Cuglietta- e siamo sicuri che Vito Teti, saprà raccogliere studiosi e soprattutto idee affinché questi luoghi, che si pensa non abbiano un senso, possano ritornare ad averlo: un senso per sentirli, un senso per capirli, un senso per percorrerli, che è quello doppio del partire e del tornare».
(pubblicato da "Il Quotidiano della Calabria" del 4 settembre 2008)
1 commento:
Caro Saverio,
ti conosco dal liceo e so il tuo valore. So che tutto quello che hai ottenuto è stato merito del tuo impegno. So che sei stato il primo di noi a laurearti, tu che dicevi che non eri neanche tanto convinto di andare all'università, sei andato e hai primeggiato. Il primo fra noi che si è creato una famiglia, il primo che non vuole rinunciare al sogno di restare in Calabria.
Fa male sentire che le cose non cambiano, e da me si allontana la voglia di tornare. Vedere come le cose altrove funzionano bene e stupirsi che gli uffici pubblici di Milano, dal Comune alla Posta, sono pieni di calabresi che li fanno funzionare bene!!! Perchè allora giù le cose nn funzionano?
Un paio di anni fa mi sono recata in un ufficio pubblico a Cosenza per presentare domanda per una borsa di studio. Mi hanno trattata come se mi stessero facendo un favore... Ci sono rimasta male: è un mio diritto richiedere un servizio e un loro dovere fornirlo. I favori e le amicizie non dovrebbero c'entrare. Purtroppo dalla tua lettera capisco che la situazione è generalizzata: lì funziona così. Che tristezza!!! e che schifezza...
Maria B.
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