venerdì 23 ottobre 2009

Acqua pubblica: (ancora) si può. Come gestire la risorsa idrica senza trattarla come una merce


Riceviamo, condividiamo e diffondiamo, con partecipazione ed interesse, il comunicato stampa del Coordinamento Beni Comuni Cosenza, relativo al prossimo dibattito con Corrado Oddi del Coordinamento Nazionale Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua.

"Da quando nell’ormai lontano 1997 la Calabria, recependo la Legge Galli, si è avviata verso la realizzazione della cosiddetta “industria dell’acqua”, la qualità del servizio non è affatto migliorata, problemi atavici non sono stati risolti, ed in compenso la gestione del servizio stesso si è di molto complicata.

È stato creato un sovrambito regionale gestito dalla SoRiCal, società mista nata nel 2003 la cui parte privata è ora in mano della multinazionale francese Veolia (che fa affari in Calabria anche con discariche e con l’inceneritore di Gioia Tauro). Il privato avrebbe dovuto iniettare liquidità, ma investimenti non se ne sono visti. Si è venuti a conoscenza invece dell’accensione di un mutuo di 240 milioni di euro con un istituto irlandese coinvolto nello scandalo dei derivati “tossici”, che pare coperto solo al 50%. Intanto, mentre gli ATO non decollano anche a causa delle lentezze del Consiglio Regionale, la Giunta Regionale ha autorizzato la SoRiCal, già oggetto di polemiche per aumenti delle tariffe che appaiono ingiustificati e vessatori, a riscuotere anche i debiti pregressi dei Comuni per la fornitura idropotabile. La SoRiCal per recuperare i crediti ha diffidato tutti i comuni minacciando la riduzione del servizio ed ha proceduto alla riduzione della fornitura idrica al Comune di Scalea ritenuto inadempiente.

La situazione è aggravata dal contesto nazionale, perché il 9 settembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge con il quale (Art. 15) si sancisce un’ulteriore privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, e si spiana definitivamente la strada alla privatizzazione dell’acqua.

È ancora possibile opporsi a questa apparentemente ineluttabile tendenza? Il Coordinamento Regionale Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” sostiene di sì, ed è pronto a dimostrarlo nel corso di due incontri pubblici con Corrado Oddi, del Coordinamento Nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che si terranno il prossimo 24 e 25 ottobre a Belmonte Calabro e Bovalino. In particolare l’incontro di Belmonte, organizzato insieme al Coordinamento Beni Comuni Cosenza, si terrà al termine della manifestazione nazionale di Amantea, alle ore 15.00 di sabato 24 ottobre presso il CEAM del WWF a Belmonte Marina.

Nel corso dell’incontro sarà inoltre lanciata una campagna tesa a far sì che le amministrazioni comunali calabresi riconoscano il principio che l’acqua è un bene comune e non una merce, ed inseriscano negli Statuti comunali:
− che il servizio idrico integrato non ha finalità economiche;
− che la proprietà della rete di acquedotto e la distribuzione dell’acqua appartengono al demanio comunale inalienabile;
− che la gestione è attuata esclusivamente dai comuni in forma consorziata e a tal fine si procederà alla risoluzione del contratto di servizio di fornitura all’ingrosso con So.Ri.Cal. S.p.A.;
− che a ogni cittadino è assicurato gratuitamente un quantitativo minimo vitale di acqua al giorno.

Già il comune di Caulonia, primo in Calabria, ha provveduto ad inserire nel proprio Statuto che l’acqua è un bene comune pubblico al quale tutti devono avere accesso. Questa scelta avrà come conseguenza che il Comune non potrà aderire all’ATO fino a quando tale adesione comporterà l’affidamento a privati del servizio idrico.

Ulteriori informazioni sul sito www.difendiamolacalabria.org. Riferimenti: 338-9636065".

sabato 17 ottobre 2009

"Oggi Cario al Premio Alvaro" di Vittorio Pontieri



"Il falernese Armido Cario autore, insieme ad Armando Orlando, del libro “La Calabria del Settecento”, parteciperà oggi al Premio nazionale “Corrado Alvaro” giunto, quest’anno, alla IX edizione e promosso dall’omonima fondazione con sede a San Luca.
Il volume, pubblicato nel 2007 da Calabria Letteraria Editrice, costola culturale del gruppo Rubbettino, ha dato il la ad un costruttivo dibattito culturale sui fenomeni dello spopolamento e dell’emigrazione, che feriscono, da secoli, la nostra regione.
Armido Cario è uno scrittore esordiente che muovendosi dalla sua Falerna è da sempre attivo sulla stampa locale con pagine di storia calabrese e nazionale, fra tutte La scuola calabrese dall'Unità nazionale al secondo dopoguerra e La giustizia in Italia, è anche autore di pubblicazioni scientifiche nel campo del diritto comunitario, di cui è cultore presso l’Unical.
Armando Orlando è di San Mango e pure conoscitore delle cose falernesi, oltre ad aver collaborato con quotidiani e periodici in Italia ed all’estero, è autore del saggio di storia locale San Mango d’Aquino. La storia e di opere di enorme diffusione ed interesse, come La Calabria intorno al Mille, Storia di una terra del Sud, San Francesco di Paola, Castiglione e Falerna, editi con successo da Rubbettino.
I contenuti del libro sono magistralmente tracciati dagli stessi autori. «Il Settecento assume, sotto molteplici sfaccettature, il ruolo di secolo spartiacque, non solo per i progressi tecnologici, quanto per l’intero movimento culturale europeo. È un “mondo aperto” a tutte le sollecitazioni e le tensioni di una vita sociale, che precipita verso la Rivoluzione francese.
Abbiamo proiettato la Calabria in un’ottica di sistema, considerandola parte di un tutto, al fine di rivelare le cause storiche, che determinarono il contesto sociale e gli stili di vita dei calabresi».
Un libro di portata divulgativa, eppure fondato su solide basi scientifiche, in cui il racconto storico tracciato dai due storici del lametino, s’intreccia alla concretezza del vivere quotidiano: al centro vi sono, infatti, «l’umanità e l’umanesimo calabrese», sintomo ed espressione di un territorio dove geografia e storia impediscono rivoluzioni e mutamenti.
Il Settecento fu il secolo dei visitatori stranieri, che rivelarono le contraddizioni, i ritardi economici ed infrastrutturali delle nostre province, già prima dell’apocalittico sisma del 1783.
La Calabria fu, in positivo, un «laboratorio politico» per il riformismo borbonico, sebbene il secolo si chiuda nel sangue, con la fine della Repubblica partenopea. Un finale tragico e violento, preludio di un secolo, l’Ottocento, foriero di idee e uomini nuovi, destinato a compiersi nel Risorgimento e nell’Unità d’Italia".


(fonte: Calabria Ora del 15 ottobre 2009, pag. 32)

lunedì 5 ottobre 2009

"Voucher della Regione Calabria: assunzioni camuffate da stage?"

"In regione Calabria gli scandali legati ad assunzioni clientelari di parenti, parenti dei parenti e parenti di parenti di parenti, di gente che non aveva i requisiti previsti dalla legge (compreso un ex assessore regionale poi dimessosi) ed infine, di bandi tagliati sui raccomandati dai politici sono praticamente all’ordine del giorno. Non stupisce che il presidente del consiglio regionale Bova sia costretto a rassicurare i partecipanti alla prossima maxi selezione regionale. Purtroppo a quanto emergerebbe dalla denuncia del giuslavorista Pietro Ichino, che ha recentemente presentato un’interrogazione parlamentare sul caso, il solito malcostume nostrano continua ad essere perpetrato in altra forma, spacciando prestazioni lavorative a tempo determinato non meglio inquadrate nella vigente disciplina dei contratti di lavoro, per stage formativi. Ichino viene ovviamente smentito dai vertici regionali, ma le sue argomentazioni sembrano meritare grande attenzione. Con legge regionale n°8 del 2008, il consiglio regionale della Calabria (proponente Roberto Occhiuto, in quota UDC) ha in effetti avviato un piano di formazione professionale definito “programma stages”. Secondo quanto previsto dal bando approvato con delibera 21 novembre 2007 n. 103, 250 laureati presso le università calabresi con 110/110, di età non superiore a 37 anni, residenti in Calabria da almeno tre anni o disposti a tornarci, potranno prestare attività lavorativa per due anni presso vari uffici della regione, ricevendo un compenso di 1000 euro mensili. «Offriamo un’opportunità ai giovani, sosteniamo il sistema universitario e ci sforziamo di migliorare la qualità dei servizi della pubblica amministrazione» ha affermato il presidente del consiglio regionale, Giuseppe Bova. Finanziato con 6 milioni di euro l’anno, di cui metà sono contributi del fondo sociale europeo, è stato considerato un successo, tanto da essere stato ulteriormente rafforzato. Secondo il giuslavorista Ichino, questa attività non può affatto configurarsi come un’attività di stage, e ciò può agevolmente essere confermato da una lettura della normativa che regola tirocini formativi e tirocini di orientamento al lavoro, nonché delle norme europee che regolano l’utilizzo dei finanziamenti del FSE. Gli stage formativi sono degli strumenti introdotti per la prima volta nel nostro ordinamento dalla legge 24 giugno 1997 n 196, recante “norme in materia di promozione dell’occupazione”, poi attuata tramite il regolamento 25 marzo 1998 n 142. Il loro scopo, secondo quanto disposto all’art.18, è quello di “realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, attraverso iniziative di tirocini pratici e stages a favore di soggetti che hanno già assolto l'obbligo scolastico”. I tirocini formativi si intendono come delle esperienze da maturare durante il corso di studio, mentre i tirocini di orientamento al lavoro sono riservati a soggetti già laureati. Possono farsi promotori dei progetti le istituzioni, sia pubbliche che private, che a vario titolo si occupano di formazione professionale, tassativamente elencate all’ art.2 della legge, tra sono anche ricompresi “centri pubblici o a partecipazione pubblica di formazione professionale c/o orientamento nonché centri operanti in regime di convenzione con la regione o la provincia competente”.I tirocini hanno una durata massima, prevista dalla legge. Questi non possono mai superare, se non per soggetti portatori di handicap, i 12 mesi. Per ciò che riguarda le norme comunitarie, la Commissione Europea, nelle Disposizioni generali FESR - FSE - Fondo di coesione (2007 - 2013) e in linea con il metodo della c.d. strategia europea per l’occupazione, propone tra le priorità di destinazione dei fondi erogati dal FSE la creazione di nuovi posti di lavoro effettivi. I “tirocini” in Regione, invece, hanno una durata prevista di 2 anni ed, almeno per ora, non sembrano preludere alla creazione di nuovi posti di lavoro effettivi. Ma allora… cosa sono? E’ proprio su questo tema che si incentra l’interessante carteggio Ichino-Bova-Loiero, consultabile assieme al testo dell’interrogazione parlamentare presentata dal professore, nonché l’intervista che il giuslavorista ha rilasciato sul sito “La Repubblica degli Stagisti” ad Eleonora Voltolina e che ancora non ha trovato risposta a livello ministeriale. Ancora più grave è che, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, fra i vincitori del “voucher” ci sono odontoiatri, archeologi, ingegneri, professori. Giusi Fasano scrive: “ qualcuno ha famiglia, ha già un lavoro e annuncia di volerselo tenere, anche se ha passato il bando”.
L ’opinione di Ichino non è isolata: anche altri esperti di diritto del lavoro, intervistati da Eleonora Voltolina ritengono che gli stages della regione Calabria assomiglino più che altro a contratti di lavoro subordinanto.
In particolare Michel Martone, docente di diritto del lavoro presso l’università di Teramo e la LUISS di Roma non usa mezzi termini, affermando che lo Stato dovrebbe creare buona occupazione per i migliori, invece che limitarsi a offrire lavori con data di scadenza – in questo caso, per giunta, camuffandoli da stage per poter risparmiare su tutti gli oneri indiretti”. Bisognerebbe domandare al Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero e ad al presidente del Consiglio Regionale, onorevole Bova , se sono queste le loro proposte per incentivare l’occupazione dei giovani calabresi".