Le origini di Falerna: il primo atto è del 1616 |
Di recente, si è scritto di storia locale con molta disinvoltura, alterando la verità storica. Prima la fantasiosa scoperta del "porto di Temesa" nel territorio di Falerna (Quotidiano della Calabria, 30/10/2011); poi l'ipotesi che Falerna si chiamasse Sant'Angelo; infine un atto del 1606, relativo a Feroleto, utilizzato per dire che la chiesa del Rosario e la stessa Falerna sono bizantine e risalgono all'VIII secolo. Inesattezze colossali: Falerna risulta dagli atti a partire dal 1616 e la chiesa Madonna dal Settecento. Una cosa mi sfugge e vi giro la domanda: a chi giova tutto questo? A chi giova la manipolazione storica?
(dalla Gazzetta del Sud del 29/01/2013)
FALERNA - Nell'archivio segreto del Vaticano riportati alcuni riferimenti sulle origini del paese. Il nome del sito citato per la prima volta nel 1616 nell'incartamento relativo ad un concorso religioso (di Giovambattista Romano)
«La ricerca sulle origini del comune tirrenico sta conoscendo negli ultimi tempi un'accelerazione inaspettata... Si registra una nuova tappa della ricerca storica di Cario, che riguarda un documento fondamentale sulle origini di Falerna.
"Grazie all'ausilio dell'Archivio segreto vaticano, ho potuto consultare il breve del 1606 che, fino a giorni fa, era ritenuto il più antico riferimento su Falerna -comunica il giovane appassionato di storia - uno studio approfondito del documento, affiancato dalle autorevoli osservazioni del prefetto dell'Archivio Vaticano, monsignor Pagano, mi ha permesso di scoprire e rivelare che l'atto in realtà non concerne Falerna, bensì Feroleto. Ciò determina decisivi cambiamenti nel modo di vedere e intendere le origini di Falerna. In quell'atto, infatti, si parlava di parrocchia e ciò ha dato spunto, in qualche caso, alla retrodatazione della nascita del casale (seicentesca), oggi capoluogo comunale". In sostanza, secondo Cario, nel riportare il breve del 1606 nel "Regesto per la Calabria", attribuito alla «Parochialis ecclesia Sanctae Mariae, loci Falernae», Francesco Russo sarebbe "incorso in errori di trascrizione e interpretazione".
L'atto in questione "si riferisce - sostiene Cario - alla chiesa parrocchiale di Santa Maria terrae Faleuri, Neocastrensis dioecesis, retta da quattro sacerdoti porzionari. Non si tratta, quindi, di Falerna ch'era nella diocesi di Tropea e nella quale non è mai esistita una parrocchia di Santa Maria. Tra l'altro, fino a tutto il Settecento (persino nel Catasto onciario del 1752), la denominazione Falerna era accompagnata dall'appellativo di casale e non di terra. L'assonanza suggerirebbe, invece, la parrocchia di Santa Maria Maggiore di Feroleto, già attestata nei registri parrocchiali del 1602, da sempre nella diocesi di Nicastro. Inoltre, nel 1595 Feroleto contava ben 388 fuochi, ossia nuclei familiari, e ciò giustificava una chiesa porzionaria (suddivisa tra più parroci), la cui rendita di 24 ducati appariva congrua con il numero degli abitanti. Se a tutto ciò si aggiunge che uno dei religiosi in questione si chiamava Ambrogio Caracciolo, il cui cognome è strettamente correlato con la famiglia dei duchi di Feroleto, il quadro sembra definito".
Se tale tesi corrisponde alla realtà dell'epoca, "il nome di Falerna - prosegue il giovane appassionato di storia locale - è citato, quindi, per la prima volta, nel 1616, nell'incartamento per il concorso pretale, custodito presso l'archivio diocesano di Tropea. Nel documento don Fabrizio Ventura, rettore parrocchiale della chiesa di San Tommaso del casale di Falerna, pertinenza della terra di Castiglione, dichiara di rinunciare al proprio beneficio ecclesiastico per trasferirsi a Gizzeria. Quest'atto testimonia l'origine subalterna di Falerna rispetto all'antico Castel Leone, di cui era casale: un agglomerato elementare di abitazioni rurali sul territorio dell'università (l'odierno comune, ndc), sorto per metterne a coltura i terreni". Poi quel casale, questo il pensiero di Cario, acquisì gradualmente l'autonomia.
"Grazie all'ausilio dell'Archivio segreto vaticano, ho potuto consultare il breve del 1606 che, fino a giorni fa, era ritenuto il più antico riferimento su Falerna -comunica il giovane appassionato di storia - uno studio approfondito del documento, affiancato dalle autorevoli osservazioni del prefetto dell'Archivio Vaticano, monsignor Pagano, mi ha permesso di scoprire e rivelare che l'atto in realtà non concerne Falerna, bensì Feroleto. Ciò determina decisivi cambiamenti nel modo di vedere e intendere le origini di Falerna. In quell'atto, infatti, si parlava di parrocchia e ciò ha dato spunto, in qualche caso, alla retrodatazione della nascita del casale (seicentesca), oggi capoluogo comunale". In sostanza, secondo Cario, nel riportare il breve del 1606 nel "Regesto per la Calabria", attribuito alla «Parochialis ecclesia Sanctae Mariae, loci Falernae», Francesco Russo sarebbe "incorso in errori di trascrizione e interpretazione".
L'atto in questione "si riferisce - sostiene Cario - alla chiesa parrocchiale di Santa Maria terrae Faleuri, Neocastrensis dioecesis, retta da quattro sacerdoti porzionari. Non si tratta, quindi, di Falerna ch'era nella diocesi di Tropea e nella quale non è mai esistita una parrocchia di Santa Maria. Tra l'altro, fino a tutto il Settecento (persino nel Catasto onciario del 1752), la denominazione Falerna era accompagnata dall'appellativo di casale e non di terra. L'assonanza suggerirebbe, invece, la parrocchia di Santa Maria Maggiore di Feroleto, già attestata nei registri parrocchiali del 1602, da sempre nella diocesi di Nicastro. Inoltre, nel 1595 Feroleto contava ben 388 fuochi, ossia nuclei familiari, e ciò giustificava una chiesa porzionaria (suddivisa tra più parroci), la cui rendita di 24 ducati appariva congrua con il numero degli abitanti. Se a tutto ciò si aggiunge che uno dei religiosi in questione si chiamava Ambrogio Caracciolo, il cui cognome è strettamente correlato con la famiglia dei duchi di Feroleto, il quadro sembra definito".
Se tale tesi corrisponde alla realtà dell'epoca, "il nome di Falerna - prosegue il giovane appassionato di storia locale - è citato, quindi, per la prima volta, nel 1616, nell'incartamento per il concorso pretale, custodito presso l'archivio diocesano di Tropea. Nel documento don Fabrizio Ventura, rettore parrocchiale della chiesa di San Tommaso del casale di Falerna, pertinenza della terra di Castiglione, dichiara di rinunciare al proprio beneficio ecclesiastico per trasferirsi a Gizzeria. Quest'atto testimonia l'origine subalterna di Falerna rispetto all'antico Castel Leone, di cui era casale: un agglomerato elementare di abitazioni rurali sul territorio dell'università (l'odierno comune, ndc), sorto per metterne a coltura i terreni". Poi quel casale, questo il pensiero di Cario, acquisì gradualmente l'autonomia.
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